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13 Ottobre 1925: nasce la Lady di Ferro

di Marco Innocenti

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12 ottobre 2009

Margaret Thatcher, la donna che metterà in discussione l'indiscutibile, nasce come Margaret Hilda Roberts il 13 ottobre 1925, a Grantham, nel Lincolnshire, figlia di un droghiere e di una sarta. Doppia laurea, in chimica e in legge, forte personalità, passione per la politica, ai Comuni dal '59, ministro nel '70, leader dei Tories nel '75, diventa premier quattro anni dopo, prima donna a ricoprire questa carica in Gran Bretagna.

Il ciclone Thatcher
Piombata come un tornado sul Paese nel '79, Maggie, moderna donna all'antica cresciuta in un mondo dove chi non lavora non mangia, costringe gli inglesi, con mano da bambinaia manesca, a guardare in faccia alla realtà. La sua "rivoluzione" è molto semplice e complessa: far capire alla gente che bisogna produrre ricchezza prima di distribuirla, che bisogna combattere le dimissioni del Paese incarnate dal laburismo, che l'Inghilterra ha vinto la guerra ma è come se l'avesse persa, che è il caso di rimboccarsi le maniche. E che in un'economia mista contemporanea si può iniettare una robusta dose di liberismo, abbattendo la spesa pubblica e sfidando i sindacati.

Le riforme
Per undici anni, attraverso tre elezioni e una guerra, la Signora dedica al Paese le sue ruvide attenzioni. Combatte la debolezza sentimentale degli inglesi per l'inefficienza, doma la conflittualità sindacale, taglia le tasse, rilancia la crescita, blocca l'inflazione, ridimensiona lo Stato assistenziale, vara la grande deregulation, privatizza, sfonda nelle classi medio-basse, tradizionale feudo laburista, inventa un Paese di middle class e di capitalismo popolare. Scatena un elettroshock nel cuore di gente che attende stancamente giorni migliori, vincendo la resistenza di una way of life arcaica, eccentrica e rilassata, in cui slancio e audacia sono virtù rare e sospette. Dà una scossa a un Paese, come scrive il "Times", "così povero di desideri e di eroi". Sveglia la "bella addormentata sul petrolio", ricordandole che esiste la responsabilità individuale e compiendo una svolta epocale: quella della vittoria del privato sul pubblico, dell'individualismo sul pansindacalismo, della meritocrazia sull'egualitarismo.

Il declino
Dopo avere preso di petto l'Inghilterra, se l'espressione è lecita per una signora, Maggie, inevitabilmente, subisce il contraccolpo della sua aggressività. Nel '90, indebolita dalla poll tax, una misura sbagliata, e dal suo esasperato euroscetticismo, viene messa in discussione del partito conservatore. Il 22 novembre si dimette. "Mi arrendo - dice - ma non mi pento". Le succede John Major. Lascia il numero 10 di Downing Street con le lacrime agli occhi e le sue parole di saluto sono rotte dal pianto. Commenterà un giornale: "Anche la Lady di ferro ha un'anima". Se la sua politica ha segnato l'inizio o la fine di un'epoca sarà la Storia a giudicare. Per molti è un mito, per tanti un esempio, per altri un fallimento. Di lei restano tanti fatti e tante parole. Una battuta, fra le tante, dà un'idea del suo carattere: "In politica, se vuoi che qualcosa venga detto, chiedilo a un uomo. Se vuoi che venga fatto, chiedilo a una donna".

12 ottobre 2009
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